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SIMONE FEDERICI: l’amore per il pugilato come palestra per la vita

Simone Federici, classe 1993, di Corcolle, Roma. Occhi buoni e sorriso sincero, è conosciuto e amato da tutto il quartiere, dove tutte le mattine lavora nel bar di famiglia con suo padre e suo zio. Non è solo questo a renderlo conosciuto però: Simone è un campione internazionale di pugilato. Lo chiamano “il Tyson di Corcolle”. Attualmente è campione WBC continentale America, è stato 3 volte campione d’Italia nella categoria dei pesi massimi leggeri ed è il venticinquesimo al mondo. Oggi ci racconta la sua storia e la sua passione per questo sport.

 

Come nasce la tua passione per il pugilato?

Io provengo da una famiglia di pugili. Mio zio Franco infatti è un ex pugile ed attualmente è il mio allenatore…è proprio grazie a lui che mi sono avvicinato a questo sport. Un giorno, a 7 anni, insieme a mio cugino, ho chiesto a mio zio di allenarmi e da lì non ho mai più smesso. Ho cominciato con i giochi della gioventù da piccolino, poi a 13 anni ho fatto il primo incontro, ho fatto vari tornei con la nazionale da dilettante, e a 19 anni sono diventato professionista. Ho vinto 3 titoli italiani ed un titolo IBF del Mediterraneo, ed attualmente sono campione WBC Continentale d’America, titolo vinto a New York.

 

Quali sono le cose difficili di questo sport o in generale del tuo percorso?

Il pugilato ai grandi livelli è molto impegnativo perché richiede un allenamento intenso. Quando ho un incontro alle porte mi alleno anche due o tre volte al giorno. Ci sono dei sacrifici da fare per raggiungere gli obiettivi. Bisogna fare tante rinunce in periodo di preparazione atletica, come ad esempio non uscire con gli amici o non fare tardi la sera, perché bisogna restare sempre concentrati e in forma.

 

Quali sono le cose più belle invece che ti ha regalato questo sport?

Vedere i risultati durante un incontro, vedere di riuscire a dare il massimo, a fare tutto quello per cui ci si è allenati e si è lavorato per mesi, ripaga di tutti i sacrifici. Quando vedi che sul ring riesci a dare il massimo grazie agli allenamenti è una grande soddisfazione.

 

Cos’è che non ti fa mollare e ti spinge a non abbandonare mai l’obiettivo?

Non perdo mai di vista l’obiettivo, anche in un momento difficile ad esempio come quello che stiamo vivendo: so che tornerò a combattere ed è questo che mi dà la spinta per andare avanti. A causa del Covid infatti sono mesi che non combatto un incontro, ma la consapevolezza di poter ancora arrivare a difendere il mio titolo mi spinge a non mollare, a continuare ad allenarmi e a crescere, sul ring e nella vita.

 

 

Quanto è importante per te lo sport nella crescita dei ragazzi?

Io sono convinto che lo sport sia fondamentale sia per i ragazzi che per i bambini, per crescere ed integrarsi. Nella mia esperienza vissuta in palestra ho potuto vedere tanti ragazzi mettersi alla prova. Molti erano timidi, avevano problemi ad includersi e a socializzare, ed invece con lo sport e l’aiuto di un allenatore o di altri loro coetanei sono riusciti ad aprirsi sempre di più e a crescere.

Lo sport ti insegna il rispetto, per l’avversario e per gli altri, che è una cosa fondamentale non solo per il pugilato.

 

*Sara Fiori

 

Italiani bella gente

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