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ROBERTA SANTORO: studio e passione per trasformare l’amore per l’arte e la comunicazione in un lavoro

Roberta Santoro, 27 anni, siciliana, vive a Roma dai tempi dell’università. Oggi ci racconta come è riuscita a trasformare la sua passione per l’arte e le sue doti organizzative in un lavoro. Si occupa infatti del settore produzione in una casa di produzione video che insieme ad altri 3 ragazzi giovani e appassionati come lei – Marco Zingaretti regista, Federico Giovannini direttore della fotografia, Giada Gentili autrice – porta avanti con passione.

 

 

Raccontaci chi sei e che cosa fai nella vita

Mi chiamo Roberta Santoro, ho 27 anni e sono riuscita a costruirmi una piccola realtà con cui lavoro e posso vivere del lavoro che mi piace. È una piccola casa di produzione audio-video, di nome Soul Film Production, che punta al cinema e si occupa di un’ampia gamma di prodotti: video per spot, videoclip musicali, cortometraggi e negli ultimi anni anche documentari. Abbiamo infatti realizzato lo scorso anno un documentario di nome “Alè” con Erri De Luca e quest’anno stiamo preparando una miniserie documentaristica sul ritorno agli sport olimpionici post quarantena.

 

Come nasce la Soul Film Production?

Questa realtà è nata ufficialmente nel 2016, prima però c’è una storia ed un percorso da raccontare. Da sempre appassionata di arte e teatro mi sono iscritta alla facoltà di Letteratura Musica e Spettacolo a Roma. Nel 2013 uno dei miei colleghi universitari, Marco Zingaretti, mi ha raccontato di aver realizzato un cortometraggio con un suo compagno di scuola, Federico Giovannini, durante l’ultimo anno di liceo.

Loro due sono il motivo per cui la Soul Film esiste. Da dopo il liceo hanno tentato dunque di intraprendere questa strada. Io ho conosciuto Marco e di conseguenza il suo lavoro negli anni dell’università. Ho visto che faceva delle cose che mi piacevano molto e ho iniziato ad appassionarmi. Condividevo le sue attività sui social, quando trovavo qualche opportunità interessante per lui gliela inviavo e seguivo sempre quello che faceva.  Così, messaggio dopo messaggio, è diventata quasi un’abitudine tanto che Marco mi ha chiesto se volessi aiutare lui e Federico a far diventare tutto ciò qualcosa di più strutturato, qualcosa che esistesse realmente. E dal lì abbiamo iniziato a lavorare insieme. Io cercavo in qualche modo di trovare clienti, di trovare modi per lavorare, per creare una realtà che potesse vivere di vita propria. Piano piano, videoclip dopo videoclip, abbiamo spiccato il volo. Nel 2016 è nata ufficialmente la Soul Film Production.

Quale è stato il tuo percorso?

Dopo la laurea triennale in Letteratura, Musica e Spettacolo ho studiato Organizzazione e Marketing per la Comunicazione d’Impresa, una laurea magistrale di scienze della comunicazione, perché mi permetteva di avere le conoscenze base in merito alla gestione aziendale e perché era un percorso di studi più affine a quello umanistico, in quanto toccava vari punti della comunicazione.

Mi serviva fondamentalmente perché avrei sostenuto esami di economia e gestione aziendale ed io avevo la necessità, come persona, di sapere come si fanno determinate cose. Devo saper fare tutto perché se non c’è nessuno che lo sa fare devo poter intervenire.

È stata dunque una scelta consequenziale rispetto all’attività che stavo portando avanti, perché il lavoro stava prendendo forma, la Soul Film stava prendendo una forma più strutturata e non c’era nessuno che si occupasse materialmente della parte amministrativa e burocratica, ed io  hoscelto questo ruolo, anche perché era già nelle mie corde.

Infatti tramite questo lavoro sono riuscita ad integrare due mie grandi passioni: quella per il cinema e l’arte e la comunicazione e l’organizzazione. Quale lavoro migliore dunque se non la produzione cinematografica? Per me nessuno. Da piccola non sapevo cosa volessi fare da grande, e non lo ho saputo neanche da grande, fino a quando non mi è capitata questa occasione.

Io dico sempre che non sono stata io a scegliere il mio lavoro, è stato il mio lavoro a scegliere me. Perché mi sono ritrovata a fare un lavoro di cui non conoscevo minimamente l’esistenza e ad oggi non riesco ad immaginare un lavoro che mi si cucia meglio addosso.

 

Quali sono le difficoltà di portare avanti una realtà come la vostra di soli giovani?

Ci sono moltissime difficoltà. La prima che mi viene in mente è la burocrazia. Il brutto di questo paese è che se non sai fare le cose, non sai come farle. Devi per forza chiedere a qualcuno che lo ha già fatto prima di te, quindi è importante in questo mondo avere delle conoscenze specifiche. L’esperienza ti forma più di quanto ti possa formare tutto il resto, purtroppo…dico purtroppo perché chi vuole cominciare da autodidatta, ad esempio come me, si ritrova davanti molte difficoltà. Chiaramente alla fine ci si riesce sempre, perché se una cosa la si vuole fare si fa, però può essere molto faticoso e demoralizzante.

Ci sono poi tutti quegli oneri burocratici di cui a volte neanche si conosce l’esistenza. Questa è una grande difficoltà che io riscontro da giovane in questo paese, oltre al fatto che ci sono dei costi anche per sostenere il lavoro che sono molto alti. Intraprendere un’attività è difficile.

Cos’è invece che non ti fa mollare nel tuo lavoro?

Nel momento in cui vedi che il lavoro va bene ti rendi conto che è questo quello che vuoi fare e che ne vale la pena. Hai tante soddisfazioni. È sempre come veder nascere un figlio quando esce un nostro prodotto, senza considerare poi il senso di comunità, del condividere con gli altri qualcosa che abbiamo fatto tutti insieme, in cui abbiamo creduto.

La cosa bella della produzione video infatti è che è un lavoro fatto da tante persone, se ne manca uno sei monco. Il senso di comunità sicuramente è una cosa che non mi fa mollare. E poi ovviamente non avere un capo e sapere che non hai nessuno a cui dover rendere conto, è l’altro lato della medaglia rispetto a tutte le responsabilità che si hanno. Questo ti responsabilizza ed è anche molto soddisfacente.

Un consiglio che daresti ai giovani spaventati dall’idea di seguire un proprio sogno, di scegliere un percorso che sembra più difficile a vedersi?

Nel mio settore, come in tutti gli altri settori, quello che consiglio è di affiancarsi prima a delle persone che facciano già il lavoro che si desidera fare.

Cercate di rubare con gli occhi, di trarre tutto quello che di positivo si può trarre dall’esperienza degli altri, siano essi più grandi, siano essi più giovani, l’importante è che abbiano più esperienza. E poi bisogna sempre studiare tanto, non restare mai indietro, fidarsi dei collaboratori che si scelgono, non trattare gli altri come non si vorrebbe essere trattati. Quello che dico è: buttatevi, ma sempre con la consapevolezza di quello che state facendo. Il rischio fa parte del gioco, l’incoscienza no. Studiate. Non abbandonatevi mai alla pigrizia e al modo di fare le cose: se il modo in cui si fanno le cose non vi piace, potete trovare una soluzione per farle meglio, per farlo a modo vostro, per diventare un esempio per gli altri. Le cose possono cambiare e per cambiare devono partire da noi. C’è un modo diverso di fare set? Secondo me sì. Lo farò? Probabilmente sì.

 

*Sara Fiori

 

Italiani bella gente

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