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ARIANNA DI CIANNI: l’amore per il sociale e l’europrogettazione

Arianna Di Cianni, 30 anni, laureata in Economia e Commercio all’Università di Salerno. Vive nell’ultimo borgo marinaro della Campania a confine con la Basilicata, Sapri, terra lucana e cilentana. Appassionata di viaggi, ama scoprire nuove culture e adora le tradizioni popolari dalla danza alla cucina. Fin da giovane, 21 anni, si è occupata del sociale diventando consigliere comunale di un comune limitrofo. Dopo qualche anno è entrata nel direttivo della ProLoco Sapri e da lì sono iniziati i suoi primi passi nella progettazione e nell’organizzazione di eventi. Questa sua esperienza le ha fatto capire quanto le associazioni siano importanti per la comunità e per lo sviluppo politico-culturale della zona di riferimento. Così una volta laureata ha deciso di contribuire allo sviluppo del suo territorio in tal senso, ma era impensabile per lei poterlo fare come volontaria per tutta la vita, ed ha trovato l’ispirazione nella progettazione europea.

 

Raccontaci cosa fai e di cosa ti occupi?

Mi occupo di progettazione Europea. Lavoro principalmente con le associazioni non profit attraverso il programma Erasmus Plus, uno dei programmi diretti della Commissione Europea. Mi sono avvicinata all’Erasmus per caso ed è stato amore folle dal primo giorno di attività. Da quel mio primo Scambio Giovanile ho creato la mia associazione “Cilento Youth Union” al fine di supportare lo sviluppo delle aree rurali del Cilento attraverso la formazione dei giovani e il turismo sostenibile ed esperienziale. Così nel 2017 è stato approvato il nostro primo scambio giovanile fino ad arrivare ad oggi che solo nel 2020 abbiamo 5 progetti approvati, anche di nuove associazioni locali con le quali cooperiamo. Anche se questa emergenza sanitaria ci ha fermati, non ci siamo persi d’animo e abbiamo continuato a presentare nuovi progetti e ad aprirci a nuove collaborazioni.

Quali sono state le principali difficoltà iniziali?

Le difficoltà iniziali sono state molteplici. Prima di tutto io non sapevo parlare inglese e, nonostante avessi seguito un corso post laurea sul business plan europeo, non avevo esperienza in campo. Queste mie mancanze sono state un grande ostacolo, per questo ho fatto la scelta di andarmene in Inghilterra. L’Inghilterra è stata una realtà del tutto differente e molto positiva, in ambito lavorativo. Nonostante il mio inglese maccheronico, un’organizzazione che si occupava di Erasmus mi ha assunta fino al termine della mia permanenza lì. Cosa che invece non è successo in Italia, al punto da pensare che non era il lavoro per me, ma prima di gettare la spugna e ho deciso di fare il mio ultimo passo! Ho deciso di applicare il detto “chi fa da sè fa per tre!” Innanzitutto, ho seguito un nuovo corso con annesso stage da remoto tenuto da “Idea Europa”. Uno dei migliori investimenti fatti nella mia vita! Ho r-imparato a sognare, a credere che potevo farcela! Infatti, ho vinto subito il mio primo scambio giovanile e così a ruota sono susseguiti gli altri. Le difficoltà non sono finite, perché è arrivato il momento di fare un upgrade ancora più concreto per la mia carriera ma il covid non ha facilitato le cose! Ma il mio animo intraprendente, positivo e razionale mi dice che con un altro po’ di pazienza ce la potrò fare!

Qual è la più grande soddisfazione del tuo lavoro ?

Adoro molto la fase organizzativa: trovare gli hotel, i ristoranti, la sala di riunione, contattare i partner, creare le attività da svolgere durante gli incontri. Ma ciò che mi dà più soddisfazione è il fatto di vedere concretamente che portiamo opportunità ed occasioni nuove in un territorio che vive un forte disagio socio-culturale causato dalla vasta distanza dai grandi centri urbani. Vedere l’entusiasmo, l’emozione, la soddisfazione dei partecipanti, ancor di più quelli italiani spesso del posto, mi riempie il cuore di gioia. Mi entusiasma vedere il mio territorio vivo di nuove culture che interagiscono con la popolazione. Diversità, incontri e apertura internazionale mi fanno sentire bene e piena di vita. Lo stesso discorso vale quando inviamo i ragazzi all’estero, il 90% rientrano contenti e pieni di energia e dopo ogni erasmus trovano la loro strada.

Che consiglio ti senti di dare ad un giovane interessato a percorrere la tua strada ?

Non mi sento di dare consigli da “mastro”, ma una cosa è certa per fare il lavoro da Europrogettista e lavorare con le non-profit ci vuole Passione, Costanza e Studio. Farsi un’esperienza all’estero di qualche mese è d’obbligo per ampliare il proprio bagaglio culturale e professionale.

Italiani bella gente

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