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VALERIA GABRIELLI: rapporto e fiducia per costruire, includere e far crescere

Valeria Gabrielli, romana, sportiva, ha da sempre i suoi grandi occhi blu rivolti verso gli ultimi. Segue infatti quotidianamente i giovani più svantaggiati, quelli che provengono da contesti difficili, quelli che apparentemente da adulti sembra non possano avere opportunità. Lei li aiuta a ritrovarle e mostra che è possibile crescere e realizzarsi anche per loro, anche con tutte le difficoltà.

Valeria di cosa ti occupi nella vita?

Io faccio parte di un’associazione che si chiama Naturalmente Onlus che opera nel sociale. La nostra attività è quella di mediazione sociale. Ci occupiamo di giustizia minorile ed operiamo sia nel penale che nel civile. Il nostro lavoro è quello di fare da mediazione, avvicinando i ragazzi alle istituzioni e viceversa, per alleviare il pregiudizio che a volte si crea fra le due parti.

Il primo obiettivo che abbiamo è quello di instaurare un rapporto di fiducia con i ragazzi con i quali veniamo a contatto, e questo può avvenire sia all’interno delle strutture della giustizia, come ad esempio il carcere minorile o il CPA penale, ma anche su strada.

La nostra attività su strada si focalizza sul comprendere i fenomeni sociali e riuscire ad avvicinare i ragazzi. Cerchiamo di costruire dei progetti individualizzati che vadano incontro alle esigenze, alle difficoltà e ai desideri dei singoli, così da offrirgli un’altra possibilità di vita.

È spesso difficile spiegare che lavoro facciamo, perché abbracciamo talmente tante realtà che sintetizzarle è complesso.

Quali sono alcune delle attività che svolgete?

Le situazioni che incontriamo sono tante. Seguiamo spesso procedimenti del penale minorile dall’inizio alla fine, e possono durare anche anni.

Seguiamo diversi nuclei familiari, ci occupiamo di tanti ambiti, come ad esempio la salute e la scolarizzazione.

Un aspetto importante è che in tutto quello che facciamo non ci sostituiamo mai alla famiglia. Il nostro non è assistenzialismo. In qualunque intervento facciamo coinvolgiamo tutte le figure che sono presenti. Ad esempio se seguiamo un bambino che va a scuola e c’è da fare una riunione con gli insegnanti, noi ci andiamo, ma vengono anche i genitori con noi.

Stiamo inoltre lavorando su un progetto che prevede l’inclusione sociale di diverse ragazze rom che sono state selezionate e scelte all’interno di diversi campi. È un percorso che dura sei mesi e mostra già quanto loro siano cambiate. Anche in questo caso l’obiettivo è la formazione e fare in modo che possano approcciare al mondo del lavoro. L’obiettivo è quello di renderle autonome sotto tutti i punti di vista.

Un’altra attività che svolgiamo riguarda la regolarizzazione di documenti per i ragazzi che devono rinnovare il permesso di soggiorno.

Seguiamo poi tutto il procedimento civile delle famiglie. Ci sono molte storie che sembravano perdute e invece siamo riusciti ad ottenere ottimi risultati, perché le persone, anche con tutte le difficoltà che avevano, erano valide.

Quali sono le difficoltà che incontri?

Premetto che noi non abbiamo un target specifico – lavoriamo con ragazzi provenienti dal nord Africa, con ragazzi Rom e tanto altro – anche perché quando si è su strada, laddove c’è un bisogno ed abbiamo la possibilità di sostenerlo, noi a prescindere ci siamo, qualsiasi sia l’esigenza e l’orario.

Le difficoltà sono tante, perché ogni ragazzo è una storia, ogni ragazzo è un bisogno. Ogni situazione è a se. Noi vogliamo sempre partire dalla formazione e ci scontriamo con una serie di pregiudizi che a volte fanno parte del cittadino comune.

Spesso poi tante difficoltà nascono proprio da alcune necessità di raggiungere degli obiettivi, come ad esempio non avere una casa, non avere una famiglia, vivere per strada.

Com’è il rapporto con i ragazzi?

Stupendo. È il motore primo che permette di affrontare tutte le difficoltà di cui abbiamo parlato adesso. Sono spontanei, genuini, sinceri. Nel momento in cui c’è un rapporto con loro si apre proprio un mondo, ci raccontano i loro pensieri, le loro emozioni, impariamo a riconoscere le loro espressioni. Ogni ragazzo è tante cose insieme, ed è tanto difficile poi tirarle fuori ed investirle nella realtà di tutti i giorni. Però noi come associazione cerchiamo di instaurare un rapporto vero, di fiducia. I ragazzi se hanno un problema, qualunque esso sia, ci chiamano e ne parliamo. Capita che ci sentiamo anche solo per farci gli auguri di Natale. Ci sono ad esempio dei ragazzi che sono tornati al proprio paese d’origine e li continuo a sentire. Il rapporto è vero.

Loro come reagiscono?

Il punto di forza nella realizzazione di ogni progetto è il rapporto che si instaura. Nel momento in cui si riesce a diventare un punto di riferimento già è una vittoria. Loro spesso sono abituati ad approcciarsi ad adulti che hanno delle riserve, ma se si riesce ad instaurare un rapporto valido, insieme si costruisce. Questo anche è un aspetto importante.

Se in mente ho già quello che il ragazzo deve fare senza renderlo partecipe, senza ascoltarlo, senza capire se ha delle predisposizioni piuttosto che desideri, io in realtà non lo sto aiutando, sto cercando di inserirlo in un contesto che per me è idoneo, però magari non lo è per lui. Quindi il gioco forte è proprio questo: conoscerci e insieme costruire. Per questo noi lavoriamo molto piuttosto che su progetti standardizzati, su progetti calati sul singolo: si conosce il ragazzo, ne si compre la condizione, ne si comprendono i desideri e poi si comincia a lavorare.

Spesso sono pieni di capacità di cui non parlano perché non le reputano tali, non le valorizzano. È solo con il rapporto, conoscendoli, che possono emergere le loro peculiarità e possono diventare i loro punti di forza. Loro ce le hanno le possibilità, e non sono quelle che offrono la società o le istituzioni, sono proprio le loro, ed è partendo da lì che si cerca, si trova e si costruisce.

Ci sono stati dei momenti in cui eri più sfiduciata ed hai pensato di lasciar perdere?

In realtà no, perché qualunque cosa noi riusciamo a portare a questi ragazzi, anche se minima, è qualcosa in più. Tutto quello che si fa, se è fatto bene e se è veramente centrato, pur essendo una piccola azione, è utile a qualcosa e a qualcuno. È una goccia nel mare, e noi l’abbiamo portata. Ed è comunque un inizio.

Cos’è che non ti fa mollare?

Sono loro. Ed anche se i risultati a volte sono piccoli, quando li contestualizzi alla situazione sono comunque sempre grandi. Certo, non è che tutte le situazioni vanno a gonfie vele, sia ben chiaro, perché alcuni vengono da contesti difficili da affrontare, però è un’età talmente tanto delicata che secondo me bisogna provarci sempre. Intanto la persona in questione ha visto che c’è qualcuno che ci crede, ed intanto abbiamo messo un seme…magari fiorirà, magari no, ma almeno abbiamo tentato.

Alcune volte è un lavoro generazionale, anche perché grandi cambiamenti non si fanno in pochi anni. Anche se un ragazzo non riesce in prima persona a cogliere le opportunità di una vita diversa, se conserva dentro di se il desiderio e la possibilità di farlo, da adulto forse potrà permetterlo ai suoi figli.

 

*Sara Fiori

 

 

 

Italiani bella gente

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