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TERESA COSTANTINI: impegno, dedizione e realizzazione…sulle punte

Teresa Costantini è una ragazza nata in Calabria, trasferitasi a Roma oramai da molti anni per inseguire il suo più grande sogno: la danza. Dopo aver mosso i suoi piedi sui palchi di teatri importanti come l’Ariston ed il Sistina, aver fatto parte di molti corpi di ballo fra televisione e teatro ed aver girato l’Italia in continue tournee, ha trovato la sua dimensione all’interno della sua scuola di danza Move Art. Teresa è diventata madre di un bellissimo bambino lo scorso luglio, ed a settembre era già in pista. Oggi ci racconta un po’ della sua determinazione e desiderio di realizzazione, la sua voglia di non mollare e di mettersi sempre in gioco.

Come nasce la tua passione per la danza e come sei riuscita a trasformarla in un lavoro?

Nasce sicuramente dal mio essere totalmente frenetica e pestifera da bambina. Già all’ età di 4 anni ero sempre in movimento, ballavo, creavo coreografie. Allora mia madre decise di portarmi in una scuola di danza – che distava circa 10 chilometri da casa – e la cosa curiosa è che la prima volta che io entrai, non volevo più uscire. Da quel giorno iniziai a passare le mie giornate lì, ed oltre a frequentare le mie lezioni, restavo fino a tardi a guardare le altre.

Fino all’età di 17 anni circa non sapevo che avrei intrapreso questa carriera e che sarebbe stata poi la mia vita.  Mi rendo conto di voler fare questo quando venne nella mia scuola di danza a dare degli stage Mia Molinari, che è stata la mia grande maestra, il mio mentore. Una persona importante che ha disegnato in qualche modo la mia strada, a mia mamma disse “sua figlia farà la danzatrice”.

Da lì inizia tutto un percorso. Ho fatto un provino al teatro dell’opera ma mi scartarono per una questione fisica. Questa prima porta chiusa all’età di 17 anni fu la mia prima grande delusione. Da lì in poi però la situazione è migliorata. Mi trasferisco a Roma, mi laureo al DAMS, a Tor Vergata a Lettere e Filosofia e inizio a collaborare con Mia, divento la sua assistente. Lei è una ballerina molto affermata nel campo della danza e sono stata per 13 anni il suo braccio destro in tutta Italia, abbiamo dato stage dappertutto abbiamo realizzato molti eventi importanti, ho fatto anche delle giurie al suo posto.

Con Mia ho studiato la didattica, l’insegnamento e la danza moderna con una fortissima base classica. Parallelamente all’ insegnamento ho fatto anche la ballerina, ho lavorato anche in teatro e in televisione. I primi due anni sono stati tremendi perché erano tutti “NO”, magari perché neanche sapevo come sarei dovuta andare a questo tipo di provini, in cui molte ragazze davano importanza all’ aspetto ed all’ abbigliamento eccentrico. Ho scoperto tutto da sola. Se non avessi scoperto tutto da sola probabilmente avrei fatto più cose perché avrei evitato di perdere tempo, però non avendo avuto nessuno che da questo punto di vista ho fatto i miei errori, andavo in posti che si rivelavano poi essere bufale, ma finché non lo scopri non lo sai. Ci vuole una forte personalità, che è la cosa più importante. È proprio la tipologia di carattere e di persona che poi fa la differenza in queste cose. Questa è l’unica mia certezza e questo chiaramente mi ha aiutata a formarmi come persona e mi ha dato consapevolezza che da sola ce la posso fare.

La danza classica, il provino sia di danza classica che di danza moderna, mi hanno formato, mi hanno formato a resistere, mi hanno formato a non scoraggiarmi e paradossalmente a credere più in me stessa e a voler capire cosa valorizzare più di me stessa.

Ci sono stati momenti in cui hai pensato di lasciare?

Si, ci sono stati momenti in cui ho lasciato perdere. Ho fatto altri lavori, ho detto basta 6-7 anni fa, dopo una toruné, dignitosissima a livello economico, in cui però ho fatto delle esibizioni che non mi corrispondevano affatto (stacchetti o cose del genere). E questa fu una di quelle volte in cui mi sono scoraggiata, quindi ho iniziato a fare altri lavori. Ho lavorato per quattro anni per avere una stabilità economica che spesso purtroppo la danza non ti dà, come segretaria di uno studio dentistico.

Come sei tornata?

Non devo fare la ballerina o ballare perché mi servono i soldi, ma perché mi piace. Quello è stato uno dei momenti in cui ho iniziato a vedere la danza in un’altra maniera, ed ho iniziato il progetto dell’insegnamento, decidendo di non tornare a fare i provini e le audizioni ma di aprire una scuola, perché in 13 anni con Mia ho sviluppato una certa didattica professionale per poter insegnare ai corsi inferiori e anche ai superiori nel modern.

Apro la mia prima scuola in società con dei ragazzi, che però in fase organizzativa avevano omesso delle cose in merito all’ immobile in cui ci trovavamo ed una mattina mi sono trovata con la scuola chiusa ed i miei 55 allievi letteralmente in mezzo alla strada. Dopo due giorni di grande sconforto, ho iniziato a rimboccarmi le maniche e a cercare su internet tutte le palestre vicine fino a quando ne ho trovata una che riuscisse a farmi incastrare, con grande difficoltà, dei corsi. Ovviamente non era la stessa cosa, perché io nella mia scuola avevo creato il mio ambiente, era la mia casa. In quel caso mi sono dovuta arrangiare.

La palestra non è la danza, lo sport non è la danza, sono due cose completamente differenti. La danza è prima di tutto qualcosa che parte dalla testa, dal cervello e poi tutto quello che il cervello trasferisce al corpo. Senza la testa la danza non esiste. Sono stata due anni in questa palestra ma alcune allieve cominciavano ad andare via perché alle mamme non piaceva portarle lì…mi hanno seguito solo quelle persone che avevano affetto nei miei riguardi e sapevano che prima o poi ci sarebbe stato il cambiamento, ma non tutte ci hanno creduto.

Poi ho deciso di investire tutti i risparmi di una vita in un posto e rimettermi in gioco aprendo questa scuola, ovviamente con tantissime paure. Dopo neanche un mese dall’ inaugurazione ho scoperto di essere incinta e mi sono fatta questa gravidanza con il doppio lavoro. Staccavo alle 15 dallo studio dentistico ed alle 16 ero qua. Il saggio l’ho fatto il 23 di giugno ed ho partorito il 13 luglio ed al saggio ho ballato anche un piccolo pezzo con le mie allieve, nulla di serio ovviamente. Io ho avuto dei momenti di sconforto perché ero stanca, ma ho fatto lezione fino alla fine, avevo delle accortezze ovviamente con la pancia, ma ho sempre fatto tutto fino all’ ultimo e non ho avuto mai un’assistente in classe.

Quando è nato Niccolò all’ inizio è stato un po’ difficile perché avendo fatto il cesareo mi ritrovai con una pancia molto gonfia e non mi riconoscevo quasi più, non riuscivo a muovermi. Da lì ho capito che sarebbero cambiate tante cose, e piano piano ho abbracciato il cambiamento…quando sono tornata dopo un mese e mezzo ed ho ritrovato le forze fisiche non mi ha fermata più nessuno. L’ho portato a scuola ed ho fatto lezioni con lui nel marsupio. Altre volte lo porto a scuola e sta nel passeggino ed è sempre molto affascinato dalla musica e da tutte queste ballerine che si muovono.

Per quanto riguarda invece il tuo rapporto con le tue allieve? Che insegnante sei?

Il mestiere dell’insegnante dopo quello della ballerina è molto difficile. È difficile perché la maggior parte degli insegnanti entrano in sala, spiegano delle sequenze, e le bambine la rifanno un po’ come viene e poi loro vanno avanti e spiegano l’altra. Questo lavoro spesso porta ad una scarsissima qualità della classe alla fine dell’anno accademico. Io do tutta me stessa, mi sento quasi lo stomaco e il cuore che mi esplode per quante cose dico, per quante informazioni do alle mie allieve, per quanto ci tengo a tante cose perché per me la cosa fondamentale è che loro comprendano quello che stanno facendo. Vedere un risultato omogeneo è la cosa più educativa che ci possa essere perché loro si sentono tutte uguali, non è una danza che discrimina, non è una danza che tende alla competizione nella scuola privata, è una danza che tende ad arrivare ad un risultato omogeneo e stare tutti bene in una classe, che per me è la cosa che conta. Per me è importante che tutte possano uscire da qui con una base di postura e di tecnica, capendo quello che stanno facendo e che gli viene spiegato, potendo dire però di essersi anche divertite.

Ho avuto anche dei bambini con delle difficoltà particolari, ma ho visto in loro il forte desiderio di ballare e mi sono impegnata affinché potessero essere come tutti gli altri…e per me è stata una felicità immensa vederli riuscire al saggio di fine anno.

*Sara Fiori

Italiani bella gente

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