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MASSIMILIANO MONNANNI: lo sport aiuta noi e gli altri

L’Asilo Savoia è un’Ipab, ovvero un’Istituzione Pubblica Assistenza e Beneficenza che nasce nel 1887 e da lì in poi, anche se con un po’ di stalli, ha portato avanti la sua missione di assistenza e aiuto verso tutte quelle persone che si trovano in difficoltà. Massimiliano Monnanni è il suo presidente. Con lui mi sono incontrata.L’Asilo Savoia si occupa di previdenza sociale su molti fronti, aiutando anche anziani e donne in difficoltà. Quello su cui però abbiamo deciso di soffermarci oggi è la nascita di una squadra, l’Audace Savoia, composta da giovani ragazzi provenienti da dei contesti sociali difficili, che grazie al programma Talento e Tenacia, allo sport, alla condivisione ed alla passione, sono riusciti a realizzare molti sogni. Massimiliano tiene molto alla formazione di questi giovani, al fatto che possano crescere nella legalità e nel rispetto. Oggi ci parla un po’ di loro e di come sia importante e bello per lui sostenere questi ragazzi a diventare gli uomini di domani.

Come nasce l’idea di creare una squadra di calcio in cui far giocare molti ragazzi provenienti da contesti difficili?

L’idea nasce da un problema che è stato portato all’attenzione del consiglio dell’amministrazione dell’Ipab su un’analisi proveniente da alcuni municipi in cui le famiglie trovavano sempre più difficoltà a sostenere i costi dello sport per i loro figli. In molti casi quindi le famiglie, per far quadrare il bilancio, si trovavano costrette a dover privare i bambini e i ragazzi del diritto allo spot, ed a tutti gli aspetti ad esso legati, come il benessere e l’esercizio fisico. Ci sembrava riduttivo fare solo un intervento che prevedesse di aiutare i municipi fornendo delle gratuità, e così abbiamo pensato ad un progetto più ampio.

In che cosa consiste esattamente il progetto Talento e Tenacia? Come si struttura?

Il progetto si sviluppa su tre aree. La parte più sociale, in questo caso, è l’accesso gratuito a minori in situazioni di difficoltà economica o sociale, segnalati dai servizi sociali, alle attività sportive, che allo stato attuale comprendono solamente il calcio, ma si prevede anche l’attività di palestra in conseguenza all’apertura della palestra di Ostia (confiscata alla mafia e donata all’Ipab).

La seconda parte è molto più interessante in quanto mira sostanzialmente ad utilizzare lo sport di squadra – in particolar modo il calcio – come veicolo di costruzione di percorsi di responsabilizzazione, di crescita formativa e lavorativa, e di sviluppo di senso di comunità e di appartenenza da parte di ragazzi, anch’essi selezionati nei territori svantaggiati o in condizioni neet – che non lavorano e non studiano – che magari proprio per seguire il sogno del calcio hanno lasciato gli studi.

Il terzo punto riguarda l’inserimento lavorativo. Abbiamo svolto un’attività di formazione e crescita manageriale con la Luiss Business School e con circuiti di palestre Dabliu che ci ha consentito di inserire dei ragazzi che sono stati formati per poter essere poi assunti direttamente come personal trainer. Tutto ciò che aveva un orizzonte un po’ più lungo, poi ha subito un’accelerazione quando la regione Lazio ci ha chiesto di intervenire sulla palestra di Ostia. Da lì è nato un progetto che ha portato alla costituzione di una start up sportiva che si chiama Audace Savoia- Talento e Tenacia che è dell’Ipab, dove vengono inseriti tutti i ragazzi (molti della squadra ma anche altri che sono stati selezionati con un percorso pubblico nelle future attività sportive della palestra) con l’obbiettivo di cedergli, nell’arco di tre anni, anche delle quote della società sportiva per non farli considerare solo degli operatori, ma dei veri e propri proprietari o comproprietari di questa società sportiva.

Che cosa fanno attualmente i ragazzi?

I ragazzi già svolgono le attività di personal trainer in altre realtà, come ad esempio quotidianamente e gratuitamente a favore dei ciechi e sordo ciechi del Sant’Alessio di tutte le età, seguendone l’attività riabilitativa. Inoltre facciamo questa stessa attività per le anziane della casa di riposo di Sant’Eufemia una volta a settimana.

In più è partito a ottobre di quest’anno un progetto che si chiama “Progetto Bastoggi” perché è legato al quartiere di Bastoggi in cui alcuni dei nostri ragazzi vanno a fare scuola calcio ai bambini del quartiere, trasmettendo loro tutte le regole di una civile convivenza in chiave ludica. Queste sono solamente alcune delle attività che sono uscite fuori dal programma Talento e Tenacia.

Per te è importante che i ragazzi svolgano questo tipo di attività?

Certamente. È fondamentale per me che i ragazzi possano seguire un percorso di crescita individuale, sia a livello personale che lavorativo, sempre nel rispetto, con impegno e con passione. La particolarità infatti della squadra è che in realtà la partita è la vetrina che serve a dare visibilità a tutte le altre attività che svolgono, perché ogni ragazzo di loro sottoscrive con noi un patto di responsabilità in cui si impegna a fare una serie di attività di volontariato. Quest’anno abbiamo iscritto un ragazzo di vent’anni a scuola per fargli prendere la licenza media. Altri hanno preso il diploma, alcuni li sosteniamo nel percorso universitario, altri li abbiamo inseriti nel mondo del lavoro. Per noi non è concepibile l’attività sportiva disgiunta da impegno formativo, lavorativo o sociale, quindi ognuno di loro fa qualcosa.

È bello per te poter seguire così da vicino la crescita di questi ragazzi?

Certamente. Ricordo come abbiamo cominciato e come erano questi ragazzi all’inizio del percorso, alcune famiglie ci ringraziano ancora e per me è importante vedere nei volti dei ragazzi la soddisfazione per quello che stanno costruendo. Vederli rendersi conto di essere in grado di saper fare molte cose e realizzarle, nel rispetto e nella condivisione di un ideale comune, è il senso di tutto ciò che noi quotidianamente facciamo. La loro realizzazione e crescita personale è una grande gioia per me.

Sicuramente non tutto è stato tranquillo e semplice?

Le difficoltà, gli ostacoli e le resistenze non sono state poche. All’inizio qualche paura e dubbio non è mancato. La convinzione che il progetto avrebbe dato vita a qualcosa di utile per tante persone e la sicurezza di essere nel giusto sono stati il faro che mi ha dato la forza di non mollare mai. Ma il merito principale del successo della nostra iniziativa va essenzialmente alle tante persone e  a quei ragazzi che ci hanno sempre creduto, da subito, e che ancora oggi non smettono di crederci.

Un consiglio ai giovani?

Sei hai un idea, un progetto, un obiettivo credici e lavoraci perché niente è impossibile.

 

* Sara Fiori

 [Le foto utilizzate sono state prese dall’account ufficiale di Facebook]

Italiani bella gente

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