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FEDERICA E MARTINA: Libere professioniste per scelta, ostetriche per vocazione

La bella storia di oggi, dell’Italia che lavora, che si impegna e si dà da fare, è quella di Federica Sale e Martina Alfonsi, due giovani ostetriche che hanno scelto, non senza sacrifici, la libera professione. Quella dell’ostetrica è una figura che molte persone vedono legata solamente al momento del parto, ma Federica e Martina oggi ci mostrano come non sia così. Dopo un periodo di smarrimento seguito alla fine dell’università, hanno compreso che quello che volevano davvero fare era mettersi in proprio ed offrire alle donne dei servizi che riguardassero la loro salute e prevenzione. Ci siamo fatti raccontare un po’ di più sulla figura dell’ostetrica e soprattutto su che tipo di ostetriche loro desiderano essere e sono ogni giorno.

Se doveste raccontarci la vostra storia, da dove partireste? Come vi siete conosciute?

M: La nostra amicizia è nata durante gli anni dell’università. Abbiamo frequentato lo stesso corso e svolto insieme il tirocinio. Dopo l’università però ci si è aperto un mondo. All’inizio eravamo molto spaesate, perché per tre anni abbiamo svolto mansioni che sono prettamente dell’ambito ospedaliero, come frequentare i reparti e la sala parto. Quando poi siamo uscite la realtà che ci si è prospettato non è stata questa. Si esce dall’università e non si sa di poter fare l’ostetrica libera professionista, ma solo di poter fare l’ostetrica dipendente in una struttura pubblica, in una struttura provata o in un consultorio. C’è stato un anno in cui abbiamo cercato proprio di capire se si poteva fare, che cosa si poteva fare partendo da zero. Poi grazie alla sua esperienza del master, che ovviamente mi riportava, abbiamo iniziato a vedere il nostro sogno realizzabile.

F: La spinta vera infatti c’è stata con il master che ho fatto sull’attività dell’ostetrica fuori dall’ospedale, in cui ho iniziato sia a capire attraverso le materie studiate che cosa fosse fattibile, sia a conoscere colleghe libere professioniste che mi consentivano di lavorare nel pratico. La collega presso la quale ho svolto il tirocinio ha uno studio privato, e mi ha mostrato delle cose che mi lasciavano a bocca aperta tanto da pensare “Ma veramente si può fare questo?”. Sembrava un sogno. Pensavo “Se realmente si può fare questo…cavolo facciamolo!”

Nel momento in cui ci siamo rese conto che era una cosa realmente fattibile, è stato tutto molto veloce: la fase delle pratiche burocratiche, la richiesta di un prestito alla regione, l’affitto, le spese, i vari business plan…tutte cose che ci hanno consentito di metterci in un’ottica nuova e chiederci: che servizi offriamo? che cosa sappiamo fare? che cosa dobbiamo imparare a fare? Perché siamo sempre nell’imparare in continuo.

Quale differenza sostanziale c’è fra il lavoro che avete visto in ospedale e quello che fate voi?

Secondo molte persone l’ostetrica serve solo se si è in gravidanza e si incontra solo in ospedale nel momento in cui si va a fare un monitoraggio, o delle analisi, o quando si partorisce. In realtà noi non ci occupiamo solo di mamme in gravidanza, ma della salute delle donne in tutte le età della vita, per quanto riguarda la vita fertile dall’adolescenza fino alla menopausa. Ci occupiamo della prevenzione dei tumori e di fornire informazioni per adolescenti dal punto di vista della contraccezione e seguiamo anche i bambini dopo la nascita, cosa che non avviene in ospedale.

La differenza principale è che la donna che va in ospedale che trova le ostetriche non le conosce, non sta sempre con la stessa, non c’è una conoscenza che dura nel tempo. Avere l’ostetrica in ospedale che poi ci sarà durante il parto è un po’ una cosa utopica. Dopo il parto vi è la dimissione e finisce il rapporto. A livello territoriale ci sono alcuni consultori che offrono sostegno all’allattamento nei mesi successivi alla nascita, però sono pochi quelli che offrono un servizio veramente valido, e la mamma spesso non lo sa perché non c’è purtroppo grande comunicazione fra ospedali e consultori.

Le mamme seguite da noi invece ci conoscono già prima della gravidanza, o comunque vengono qui in gravidanza per diversi corsi. Noi seguiamo gravidanze fisiologiche, perché la gravidanza fisiologica – quella in cui va tutto bene – in teoria, proprio dalle linee guida, è di competenza ostetrica. Seguiamo le mamme in gravidanza e la maggior parte di esse partorirà poi in ospedale. A Roma solo una struttura ospedaliera permette l’entrata come libera professionista, però le mamme che ci conoscono subito dopo il parto tornano a casa e sanno che noi andiamo da loro e che ci possono scrivere e chiamare. Il nostro andare a domicilio le solleva molto. Rimaniamo in buoni contatti anche rispetto ad altri corsi che facciamo di massaggio infantile, in piscina, nel periodo dello svezzamento almeno fino all’anno di vita del bambino. Con molte mamme si instaura proprio un rapporto molto intimo.

Come siete partite? Le prime pazienti come sono arrivate?

Siamo state sempre molto realiste. Non abbiamo mai pensato di aprire e chissà che cosa fare e chissà quante persone avere. Sapevamo che è una cosa particolare, che su Roma ancora non è comune, anche perché l’ostetrica è conosciuta in un certo ambiente e in quel determinato momento. Sapevamo di dover andare a scardinare alcune convinzioni, quindi eravamo partite con i piedi per terra. Un po’ cercando attività esterne a studio, un po’ grazie a qualche corso informativo in qualche negozio, un po’ con conoscenze, un po’ in collaborazione con altri professionisti abbiamo cercato di farci conoscere.

L’ostetrica è una cosa molto intima ed eravamo coscienti del fatto che il mezzo migliore di propagazione del nostro lavoro fosse il passaparola e che per il passaparola ci volesse il tempo di iniziare a seguire le prime mamme, di far sì che in loro crescesse la fiducia nei nostri confronti, si trovassero bene e magari poi potessero consigliare e tornare qui. Effettivamente poi così è stato.

Un consiglio a qualcuno che si può trovare nella vostra stessa situazione, a chi vuole fare qualcosa però magari la realtà di oggi non glielo concede tanto. Qual è la chiave secondo voi per trovare la propria strada?

Sicuramente di base non deve essere un ripiego al non trovare il posto in ospedale perché c’è veramente dispendio di energia, soldi e disponibilità che bisogna mettere nell’attività. Alla base ci deve essere una grande spinta motivazionale. Se lo fai perché veramente è la tua missione di vita allora passi sopra al fatto che all’inizio sono solo spese e magari fai anche altri lavori inizialmente per mantenerle. Anche a livello organizzativo la libera professione è un lavoro h24 7 giorni su 7, perché anche quando non lavori pensi a come lavorare.

Se alla base c’è tanta passione per quello che fai – e tanta forza di volontà – e lo vedi come tuo, non puoi farne proprio a meno. Per quanto certi mesi le difficoltà siano tante, se non hai quella passione e quell’ amore dentro, non ce la puoi fare, per qualunque tipo di professione non solo per questa. Il consiglio può essere il tentare. Non volevamo ritrovarci tra vent’anni a fare un altro lavoro, o anche il lavoro dell’ostetrica a livello ospedaliero, e andare a lavoro sempre scontente. Abbiamo sempre pensato: tentiamo il tutto per tutto al massimo possiamo dire “non ce l’ho fatta”, ma è meglio un “non ce l’ho fatta” che un “cavolo, non c’ho neanche provato”. Quindi il consiglio è: contro ogni difficoltà, lanciatevi sempre.

 

* Sara Fiori

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Italiani bella gente

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