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ISABELLA PETRONE: insegnante di yoga per passione, per scelta, per vita

Isabella Petrone, per tutti i suoi allievi ed amici semplicemente Isa, nasce come fisioterapista per poi appassionarsi allo yoga, tanto da renderlo la sua attività quotidiana, il suo lavoro, la sua vita. Oggi ci racconta la sua passione e come le sia venuto naturale portarla prima nel suo lavoro e poi farla diventare essa stessa il suo lavoro. Isabella ci racconta lo yoga come integrazione, come sentire interno. È un’insegnante che insegna alle sue allieve quanto sia importante sentire il proprio corpo, che insegna loro a respirare, a vivere dritte con la schiena.  

Come nasce la tua passione per lo yoga?

Io prima di tutto ho iniziato a fare la fisioterapista con grande passione. Un giorno, su consiglio di mia sorella, decisi di andare a conoscere lo yoga…è stato un colpo di fulmine, un amore a prima vista. Riuscivo ad applicare alle lezioni, a quel sentire interno al corpo, tutto quello che avevo studiato sui libri di anatomia e di fisiologia. Infatti ho iniziato a dire ai miei colleghi in reparto che dovevamo assolutamente fare tutti yoga, perché quando dici ad un paziente di fare un certo movimento, devi essere tu il primo ad averlo sentito sul tuo corpo. Finalmente ho imparato a sentire quello che studiavo. Lo yoga è esperire. Tu lo sperimenti su di te e allora lo puoi trasferire all’altro, altrimenti non ce la puoi fare, non passa.

Poi una mia amica e collega mi ha fatto conoscere un altro maestro, Giorgio  Astolfi, che è divenuto il mio insegnante per quasi vent’anni. Con lui ho imparato ad amare lo yoga  integrale, profondo, quello che ha tutta la parte filosofica, oltre a quella prettamente fisica. Sono iniziati anni di studio, sei anni di formazione ed ore ed ore di pratica e seminari.

Quand’è che è diventato il tuo lavoro? Quand’è che hai capito che potevi trasformarlo?

Prima ho cominciato ad integrarlo alla fisioterapia, quindi praticamente da subito l’ho portato sul lavoro, e poi ho cominciato invece sempre di più a lasciare la fisioterapia – anzi ad integrarla – e a dedicarmi tanto agli allievi.

Importante nello yoga è la devozione agli altri, l’impegno verso la possibilità che gli altri ritrovino la loro strada. Il dharma è lo scopo per cui siamo in questa vita, ed il riuscire a trovarlo è un grande lavoro perché è un conoscere prima di tutto sé stessi, alimentare e nutrire i propri talenti e poi metterli a disposizione di quello che più ti viene bene e di quello che più ti fa piacere al mondo fare, e a me insegnare yoga è la cosa che piace di più. Le cose possono avere anche un’evoluzione nella vita, io non avrei mai detto che avrei insegnato yoga.

Qual è il tuo rapporto con gli allievi? Che insegnante sei?

Voglio loro molto bene e cerco sempre innanzitutto di capire come stanno già da come entrano in sala. Oltre a chiederglielo oramai dopo anni lo capisco, e quindi capisco che quel giorno è meglio insistere su una cosa più che su un’altra. Spesso lascio parlare chi deve parlare. Le mie lezioni sono abbastanza confusionarie rispetto a quelle classiche dello yoga tradizionale, però io penso che lo yoga sia integrazione di tutto, quindi ci sono dei momenti in cui l’affettività emerge di più. Ad esempio se c’è un allievo che ti parla o che in quel momento ha bisogno di una condivisione anche con le altre compagne di corso, credo sia più importante del silenzio. Altre volte invece il silenzio è molto molto importante e fondamentale.

Io insisto sempre affinché lo yoga diventi una pratica quotidiana, invio video, consiglio esercizi, ma mi rendo conto che per arrivare a fare quella pratica quotidiana deve scattare qualcosa di molto profondo. Devi proprio sentirne la necessità, perché non è solo un momento di attività fisica, deve essere un raccoglimento con sè stessi, un momento per te, in cui in silenzio ti ritrovi. È un lavoro lungo, è un percorso lungo, e certamente leggere dei testi può essere utile, ma è fondamentale trovare un maestro, qualcuno che porti ad una conoscenza, deve assolutamente passare da un rapporto perché da soli è difficile.

Io consiglio sempre di avere perseveranza, perché le cose partono dall’esterno ma arrivano in profondità. Ad esempio fare 5 saluti al sole al giorno vuol dire che tutte le mattine hai un impegno, cominci a vedere, a renderti conto, è sempre un’auto osservazione, è un migliorarsi.

Come diresti in poche parole cos’è per te lo yoga?

È una passione, uno stile di vita, è attività quotidiana, è essere sempre, il più possibile, centrati con se stessi, sapere quello che puoi essere e che puoi dare all’altro. Lo yoga è tutto, a 360 gradi: è anatomia, è psicologia soggettiva, è il sentirla su di se, è spiritualità, conoscenza, storia, filosofia, mitologia, fisica, religione nel senso profondo di unione, che dovrebbe essere in noi stessi e fra tutti, perché religere vuol dire tenere insieme, unire.

Lo yoga mi ha cambiato la visione più profonda della vita. Un’altra cosa bellissima dello yoga è che non è mai in competizione con niente e con nessuno, neanche con sé stessi…è solo un sapersi accettare, avendo sempre come punto di arrivo la crescita, il cambiare.

Il cambiamento è il principio fondamentale di tutto, non c’è mai qualcosa di statico. La bellezza delle posizioni statiche è proprio nel fermare l’esterno e muovere l’interno. Dunque c’è l’unione degli opposti, ogni movimento è un ricordarti, è un rinforzare la tua conoscenza.

Un’altra cosa che mi ha insegnato è stato collegare. Lo yoga collega tutto. Tutto si ricollega e tutto si ritrova…ed è bellissimo. Non a caso yoga vuol dire unione.

*Sara Fiori

Italiani bella gente

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