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GAIA REALE: un’alimentazione sostenibile, per noi stessi, per l’ambiente e per il mondo

Gaia Reale, 30 anni, nata e cresciuta in Calabria, oggi vive a Roma, nel quartiere Marconi, dove gestisce uno degli Alveari del progetto “L’Alveare che Dice Sì”, che promuove una spesa a chilometro zero, sostenendo il rapporto fra i piccoli produttori e chi acquista. Gaia racconta ciò che l’ha spinta a sposare questa iniziativa e quali siano i suoi valori in merito al rispetto dell’ambiente e della filiera alimentare, promuovendo nella sua comunità un acquisto di prodotti sempre più consapevole.

Che cos’è e come nasce l’Alveare Che Dice Sì?

L’Alveare Che Dice Sì nasce come progetto in Francia con l’idea di poter abbattere tutti gli intermediari della filiera alimentare, i costi aggiuntivi che fanno sì che i produttori – soprattutto i più piccoli – si ritrovino nel ruolo di grossisti e non abbiano riconosciuti molti diritti e valori del proprio lavoro. Questo progetto si è allargato moltissimo ed è arrivato in Italia. La sua base è a Torino e pian piano si è esteso fino a toccare tutto il nord Italia ed il centro Italia, ed iniziano ad esserci delle diramazioni anche in Sicilia.

Cosa ti lega a questo progetto?

Quello che ha spinto me a conoscere l’Alveare è stata una casualità. Stavo cercando online dei Gas (Gruppi di acquisto solidali) vicino casa ed ho trovato l’annuncio dell’Alveare. Inizialmente mi sono informata per iscrivermi, poi, scoprendo che nella mia zona non c’erano Alveari e pensando che fosse una buona idea dedicargli del tempo, ho deciso far nascere e gestire uno di essi. In questo modo potevo direttamente dedicarmi alla selezione dei produttori e fare la spesa che avevo sempre sognato, ed unire questo primo bisogno personale a tutti quei valori che mi piace portare avanti sul territorio.

L’Alveare Che Dice Si è primariamente il primo porto dove fare la mia spesa, quindi il mio ruolo di gestore è assolutamente aderente a quello di membro.

In che cosa consiste esattamente l’attività che svolge l’Alveare?

L’Alveare nella pratica è una piattaforma online. Ogni alveare ha il proprio profilo e qui è possibile trovare sia i membri che i produttori. I membri sono coloro che fanno la spesa. I produttori – selezionati dal gestore – sul proprio profilo hanno una descrizione dell’azienda, un catalogo che prevede foto, descrizioni, quantità e prezzi di ciò che desiderano vendere. Si tratta dunque di una vendita al dettaglio. Il catalogo è aggiornato ogni settimana in base a ciò che è disponibile nell’orto.

Questo è uno strumento per sostenere i piccoli produttori a gestire sempre meglio i canali di vendita diretta, in modo tale che possano essere riconosciuti i valori del loro lavoro.

Una volta a settimana quando si acquista online ci si ritrova in un punto in cui avviene la distribuzione, l’Alveare fisico. Nel mio caso specifico si viene al Molinari Art Center, a cui sono grata perché mi offre gratuitamente uno spazio in quanto ha a cuore la causa.

Durante le distribuzioni ci sono i produttori che dalle loro aziende arrivano a Roma e possono incontrare e distribuire ai membri tutto ciò che hanno acquistato. Questo è molto importante perché si crea il rapporto diretto e di fiducia fra il piccolo produttore e i membri. Io sono lì presente, sono il garante e il tramite che fa da raccordo fra queste realtà. La presenza dei produttori nelle distribuzioni fa parte della carta etica dell’Alveare.

A questo si possono aggiungere i “mini alveari”, io ne ho uno in una bio profumeria del quartiere. Ho preferito creare una collaborazione invece che competizione e permettere alle persone di poter scegliere gli orari e i luoghi in cui andare a ritirare i prodotti.

Ci sono state difficoltà nel portare avanti il progetto?

Come ogni cosa bella prevede moltissimo sforzo e sacrificio e moltissima determinazione e impegno in quanto ogni città ha la sua realtà.

È stato difficile spiegare l’importanza del venire a ritirare fisicamente la propria spesa. Viviamo in un’epoca in cui l’home delivery è la cosa più facile, quella che ci permette di lasciarci andare alla pigrizia. In realtà è importante fare questo passo perché ha dei risvolti che neanche ci immaginiamo. Continuare a chiuderci nella nostra routine e nella nostra individualità è quello che a volte ci fa dimenticare che esistono altre realtà rispetto a noi. Le abitudini sono le difficoltà più grandi.

Le persone arrivano e dicono di non avere tempo per fare la spesa all’Alveare e mi sono spesso chiesta che cosa significasse non avere tempo. In realtà questa frase nasconde molte altre situazioni. Significa che è più facile fermarsi ogni sera al supermercato a prendere una cosa piuttosto che scegliere i prodotti online. Anche lì è tutta una questione di scavallare il pregiudizio. Fare la spesa online significa poterla fare in qualunque ora e in qualunque posto. In realtà il tempo lo guadagni perché lo puoi gestire in base alle tue esigenze.

Quali sono i valori che porti avanti?

Importante per noi è l’attenzione allo spreco alimentare e all’invenduto. La situazione di produzione alimentare mondiale è un problema ambientale e di giustizia sociale di alto raggio, perché la grande produzione convenzionale non punta né al fabbisogno degli esseri umani sul pianeta né ad una giusta retribuzione di chi produce e di chi lavora nella filiera alimentare, ma ha come finalità solamente quella di continuare a produrre.

L’Alveare cerca di limitare al massimo l’invenduto poiché i produttori a fine settimana sanno esattamente quanti prodotti sono stati acquistati. Quello che viene consegnato è solo il venduto, non si può acquistare nulla durante le distribuzioni, in quanto il pagamento avviene tramite la piattaforma.

Inoltre il senso di comunità mi ha spinto moltissimo a credere ad un progetto come questo. C’è dialogo, comunicazione, legame. Quello che si crea è una vera e propria comunità di quartiere. Il senso di una comunità che è online e che è anche fisica restituisce un valore di socialità alle realtà di quartiere.

Grazie ai social sto facendo un lavoro di comunicazione mirata: ho la possibilità di poter dare stimoli per buone norme di consumo, di consapevolezza su ciò che si sceglie quando si va a fare la spesa. Cerco il più possibile di avere un impatto sulle attenzioni all’ambiente, alla salute, ai cicli naturali e stagionali e di portare quelle che sono cose per noi più conosciute a chi sta approcciando per la prima volta a questo mondo. Cerco di spigare cosa significa realmente mangiare in modo consapevole, fare una spesa consapevole, salutare e di gusto, riscoprendo i prodotti del proprio territorio, senza cercare sempre di acquistare tutto quello che viene importato e scoprendo tutto quello che c’è dietro il commercio dell’alimentazione.

Siamo strettamente collegati ai problemi più grandi di questo momento storico, e possiamo capire quanto ogni singola persona che sceglie di togliersi da quel circolo vizioso che comprende andare al supermercato e comprare tutto senza pensare all’impatto che ogni acquisto può avere sull’ambiente, può cambiare le cose. È un piccolo passo ma se lo moltiplichiamo per tanti, diventa fortemente bilanciante di quella che è la situazione disastrosa in cui stiamo vertendo. Che cosa possiamo fare? Possiamo fare in modo che nella nostra vita le piccole scelte abbiano un’importanza e un impatto rilevante auspicandoci che tutte le persone che ci sono vicine possano a loro volta cambiare le loro abitudini in questo modo così morbido. La perfezione non esiste, ma qualcosa si può fare.

*Sara Fiori

 

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Italiani bella gente

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