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MATTIA DI TOMMASO: la passione per i diritti umani, la vita associativa e la crescita professionale

Oggi parliamo con Mattia Di Tommaso, 34enne romano, da sempre impegnato nel sociale e nella progettazione europea, che ci racconta come sia riuscito a trasformare la sua passione in un lavoro, senza mai perdere di vista gli ideali che da sempre lo hanno spinto ad essere in prima fila nella vita associativa.

Raccontaci chi sei e come nasce la tua passione per i progetti europei

Mi chiamo Mattia Di Tommaso, ho 34 anni e da dieci mi occupo di progettazione europea. Mi sono laureato in giurisprudenza ed ho conseguito il master in “Tutela internazionale dei diritti umani”. Il primo momento di svolta della mia vita è stato quando mi sono trasferito a Bruxelles, per svolgere uno stage al Parlamento Europeo. Lì ho potuto vedere da vicino il funzionamento degli organismi comunitari ed ho iniziato a capire che esisteva un mondo di cui io non ero a conoscenza, sopratutto quello dei fondi europei. Tornato a Roma con i miei colleghi di università ho fondato la mia prima associazione, SOS Diritti e Legalità, che aveva come obiettivo quello di offrire assistenza legale a tutte le persone più svantaggiate che non potevano permettersela. Questo perché prima della progettazione, prima dell’imprenditoria e di qualunque altra cosa, ciò che mi ha mosso è sempre stato il desiderio di stare dalla parte degli ultimi. Dopo altre interessanti esperienze all’estero ho deciso di provare a scrivere e presentare progetti con la mia associazione. Di li a poco molti dei nostri progetti sono stati approvati e quindi finanziati dalla Commissione Europea.

E poi cosa è successo?

Poi ho iniziato a viaggiare grazie ai vari progetti europei che ho scritto e vinto, ho visitato i posti più belli e più difficili d’Europa. Gli scambi giovanili sono stati infatti parte integrante delle mie prime attività e fondamentali per la mia crescita. Conoscere persone e culture differenti, confrontarsi con altre realtà, vedere con i miei occhi ciò che succede fuori da casa mia, è stato ed è tutt’ora uno dei più grandi punti di forza della mia attività. Non lo dico per retorica, ma per esperienza di vita vera. Le diversità che ho incontrato negli occhi di tutte le persone del mondo, il sentirsi solidale con persone da poco conosciute e la curiosità verso nuove culture e storie differenti, è stato il motore che mi ha spinto a continuare in questa avventura.

Cioè? Come sei riuscito a trasformare l’europrogettazione in un lavoro?

C’è stato un momento, dopo i primi progetti vinti e finanziati dalla Commissione Europea, in cui mi sono reso conto che quello della progettazione poteva essere davvero il lavoro del futuro, o quantomeno del mio. Io credo infatti che nella vita bisogna fare sempre ciò che più piace, che più emoziona, perseguendo sempre i propri ideali. Contemporaneamente non vedevo l’ora di far sapere a tutti che l’Unione Europea offre infinite possibilità di crescita e di finanziamento per molte realtà associative e non solo. Da lì ho deciso di fondare l’associazione della quale sono attualmente presidente SOS Europa, con l’intento di diffondere gli ideali europei e di mandare quanti più ragazzi possibile in Europa, per far conoscere loro delle nuove realtà come valore aggiunto sia per loro stessi che per la comunità tutta. Perché il progresso di uno può portare al progresso di tutti. 

Parallelamente è nata un’altra realtà associativa, di cui sono presidente, che è quella di IDEA Europa, un network di associazioni, in cui vi è uno scambio virtuoso di conoscenze e competenze nell’ambito della progettazione e dell’implementazione progettuale, con la finalità di far crescere tutte le associazioni con un respiro sempre più europeo. Con Idea Europa è nato in me il desiderio di trasmettere tutte le mie conoscenze ed è qui che ho iniziato a mettere in piedi i primi corsi di formazione. Inizialmente, come ogni cosa nuova che mi sono trovato davanti, è stata una sfida, un’incognita. Poi, dopo essermi messo alla prova e aver visto che riuscivo a gestire anche una classe di 15 persone, mi sono reso conto che quella dell’insegnamento è un’attività che mi arricchisce tantissimo a livello umano: il confronto con gli altri, le continue domande, le novità che portano i corsisti, le loro realtà associative sono tutti valori aggiunti alla mia persona, al mio modo di lavorare e di conoscere le persone, il lavoro ed il mondo.

È qui che si colloca dunque la scuola di europrogettazione?

Sì, ho capito che insegnare mi piace molto, inoltre sono sempre tante le persone che mi scrivono e mi chiamano perchè desiderose di scoprire più nel dettaglio questo mondo. In Italia, poi, mancava uno spazio dove poter unire formazione teorica e pratica. Così ho deciso di dare vita ad una realtà che si occupasse esclusivamente della formazione, sia dei singoli che delle realtà associative più ampie, sia online che in maniera diretta. È così che è nata la scuola di Europrogettazione, che attualmente è una delle mie attività principali.

Le attività che hai svolto sono dunque molteplici, partendo dal volontariato, passando per la consulenza sui fondi europei fino a giungere al settore della formazione. Ci sono stati dei momenti in cui avresti voluto mollare? Cos’è che ti ha fatto continuare a perseguire i tuoi obiettivi?

Come hai detto le attività di cui mi sono occupato sono tante, ma vorrei precisare che senza nessuna di esse oggi non sarei dove sono. Credo che ognuna delle cose che ho fatto sia stata fondamentale per il raggiungimento del traguardo successivo. Ognuna delle cose che ho fatto mi ha portato ad essere oggi l’uomo che sono. Se vogliamo parlare di momenti di difficoltà non nego che ce ne sono stati tanti, e ce ne sono tutt’ora. Non è semplice lavorare in un mondo come quello dell’europrogettazione.

All’inizio mi sono dovuto scontrare con numerose bocciature dei progetti che presentavo. Ci mettevo passione ed impegno ma non bastava. In quel caso le scelte sono due: abbandonare o persistere. Io sono uno di quelli che persiste. Prendevo in mano il progetto e mi mettevo a correggerlo, e lo riscrivevo e lo modificavo, fino a fargli prendere la forma più giusta. All’inizio di soldi non ce n’era neanche l’ombra, sei tu, la tua associazione, i tuoi ideali e il tuo computer. È lì che si vede davvero dove sta la forza di volontà, dove sta il desiderio di crescita a prescindere dal risultato.

Poi è arrivata la fase difficile. Perché quando i progetti si cominciano a vincere, quando ci si rende conto di essere in grado, di avere delle qualità,  la posta in gioco diventa più alta. È vero, si comincia a guadagnare, ma aumentano anche i rischi di fallire, quindi bisogna stare sempre attenti, dare il giusto peso a tutto, non tralasciare neanche il minimo particolare, perché è la cura per i particolari che fa il risultato.

Non mollo perché tutto quello che faccio ogni giorno è quello in cui credo e che amo. È vero, l’europrogettazione ora è il mio mestiere, ma prima di tutto è stata la mia crescita personale, è stato ciò che ha reso quel ragazzo di ieri con lo zaino in spalla, affascinato da Bruxelles e dalle sue dinamiche, l’uomo di oggi, che consiglia a tutti di viaggiare, di conoscere, di informarsi, non per vanità, ma per essere la versione migliore di se stessi ogni giorno.

*Sara Fiori 

 

Italiani bella gente

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